Ripartire adattandosi al cambiamento: le proposte dell’ANPAL per organizzare il lavoro nella Fase 2

Anpal

L’attuale emergenza sanitaria da Covid-19 ha imposto interrogativi profondi sul futuro del lavoro italiano, primo fra tutti, in che modo le imprese dovranno riconvertire i loro modelli organizzativi? Per adattarsi ai cambiamenti che sarà necessario mettere in campo per affrontare la difficile fase di ripresa si dovrà immaginare e costruire un nuovo modo di organizzare il lavoro.

In quest’ottica, Anpal propone alcuni suggerimenti di metodo volti a trovare soluzioni di flessibilità:

1 – Incrociare le esigenze di tutti. È importante – soprattutto nella piccola dimensione aziendale – realizzare un confronto diretto con i lavoratori a tutti i livelli, attraverso colloqui e confronti di gruppo in cui mettere in trasparenza sia le esigenze dell’azienda e che quelle dei lavoratori, per riuscire a determinare soluzioni sostenibili e creare un contesto che favorisca l’adattamento nel tempo; anche le associazioni sindacali se presenti in azienda, dovranno essere coinvolte in questo processo.

2 – Ampliare il set di soluzioni per recuperare efficienza e ridurre i sacrifici. In questa situazione sarà utile prevedere diversi schemi e modalità orarie, e individuare soluzioni che si adattino alle diverse esigenze di azienda e lavoratori, tra queste:

  • Lo smart working si è configurato come la risposta ideale per garantire condizioni di maggiore salute e sicurezza dei lavoratori; esso consente di raggiungere ottimi risultati se la sua implementazione è allineata strategicamente alle priorità aziendali, per questo motivo è importante che: i capi/manager siano disposti a far evolvere ulteriormente il proprio ruolo; i lavoratori esprimano buoni livelli di autonomia, proattività ed indipendenza nello svolgere il proprio lavoro; la direzione aziendale metta a disposizione software e tecnologia come fattore abilitante per garantire lo svolgimento dei compiti richiesti e una efficace collaborazione.

 

  • L’orario a menù consente al lavoratore di scegliere parzialmente l’orario che preferisce. Attraverso l’orario “a menù”, le scelte personali di flessibilità oraria vengono collegate alle esigenze di produttività aziendali per utilizzare un numero di ore variabile in funzione di specifici fabbisogni (ad esempio: di produzione, di mercato, ecc.). Ciò permetterebbe in questa fase di tenere maggiormente in considerazione le esigenze/vincoli della vita personale e familiare di chi lavora in azienda, a tutti i livelli.

 

  • Il part time produttivo, consente di ottimizzare le esigenze del lavoratore e i fabbisogni di recupero di produttività e redditività dell’azienda. Non viene dunque, applicato come risposta ad una esigenza individuale, ma rappresenta una modalità di lavoro strutturata nell’organizzazione aziendale e praticabile da tutti o una gran parte dei lavoratori dell’azienda, senza rischio di perdita di produttività. In questa fase, il part time produttivo può costituire una risorsa per le aziende, esso aiuterebbe a gestire meglio la turnistica dell’attività produttiva, soprattutto ora che è necessario garantire il distanziamento sociale nei locali aziendali, inoltre potrebbe essere preferita da coloro che in un contesto di distanziamento sociale, chiusura di servizi alle persone, alla famiglia e delle scuole hanno più difficoltà a gestire un tempo pieno.

 

  • La banca delle ore gestisce la flessibilità individuale dell’orario di lavoro, è regolato dalla contrattazione collettiva, ed il suo utilizzo prevede la libera scelta del lavoratore. Generalmente il periodo di riferimento per il bilancio delle ore è annuale, ma può essere definita una base temporale più breve. Permette di fruire di riposi compensativi a fronte di un certo numero di ore eccedenti l’orario normale di lavoro, in alternativa alla loro remunerazione. Attraverso questo istituto è quindi possibile monetizzare il lavoro straordinario in via residuale. Richiede un’attenta pianificazione ed una chiara definizione delle regole di utilizzo e presenta il vantaggio di non disperdere risorse, impegnandole in modo più produttivo.

 

  • Il flexitime permette di rendere più elastico l’orario di lavoro standard, ristrutturandolo in rapporto alle esigenze lavorative e familiari. La flessibilità oraria su base giornaliera è la forma più comune, permette di modificare l’orario di inizio e di conclusione della giornata di lavoro, per cui il singolo lavoratore può variare la presenza in azienda, attraverso regole predefinite.

 

3 – Distribuire più equamente possibili i sacrifici. Per creare un ambiente più produttivo, sarà necessario valutare accuratamente la gestione di situazioni privilegio/tutela e la distribuzione dei sacrifici, in modo tale da definire gli schemi orari e organizzativi in maniera equa.

4 – Monitorare/guidare l’applicazione delle nuove soluzioni ed essere pronti ad adattamenti. Sarà importante in questa fase, il costante monitoraggio delle nuove soluzioni messe in atto, considerando i momenti di difficoltà e condividendo l’andamento dell’esperienza con i lavoratori, in modo tale da valutare più fattori e favorire l’adattamento.

5 – Fare attenzione a non penalizzare le donne. Le scelte organizzative da pianificare dovranno tenere in considerazione la posizione delle donne nel mercato del lavoro (le donne in Italia hanno più difficoltà a lavorare che in altri Paesi) evitando di adottare soluzioni che possano ulteriormente penalizzarle.