Il ruolo della formazione continua nel mondo del lavoro

L’importanza della formazione continua nel mondo del lavoro

L’Unione Europea riconosce le competenze dei cittadini e il dinamismo delle imprese come presupposti fondamentali per garantire competitività, crescita duratura, successo dell’Unione economica e monetaria.

A garanzia di tutto ciò, lapprendimento e la formazione continua hanno un ruolo cruciale per il grande valore che offrono sia al singolo individuo sia all’intero contesto sociale, economico e aziendale di riferimento.

A seconda degli ambiti, dell’utenza finale, dei canali attraverso cui vengono erogati o, degli obiettivi formativi, possiamo distinguere diverse tipologie di percorsi formativi:

Cosa si intende per formazione continua

Con l’espressione formazione continua o life long learning si identificano tutti quei percorsi formativi che hanno l’obiettivo di migliorare il livello di qualificazione e le competenze professionali delle persone adulte, occupate o inoccupate, che hanno l’esigenza di riqualificarsi.

Perché è importante per le aziende e per i lavoratori?

La formazione continua, oltre a essere un’opportunità di aggiornamento professionale, rappresenta un percorso di crescita personale.

Fin da piccoli veniamo abituati a misurarci con un contesto basato sulla crescita. Si parte dalla scuola dell’infanzia fino ad arrivare al primo stage attraversando numerose tappe formative e accrescitive. Varcate le porte del mondo del lavoro, si ha la percezione che la curva di crescita rallenti. Esaurito l’entusiasmo iniziale di un nuovo lavoro, spesso, le risorse possono avere la sensazione di non crescere più.

Un programma di aggiornamento continuo acquisisce, così, un potenziale inestimabile per mantenere alto il coinvolgimento delle risorse umane con l’azienda e per aumentare esponenzialmente il valore delle competenze e delle conoscenze interne all’azienda stessa.

In un mondo del lavoro sempre più veloce, tecnologico e digitalizzato, poi, la formazione professionale continua assume un ruolo ancora più importante. La rapidità con cui evolve la tecnologia e il digitale rende necessario e imprescindibile un aggiornamento continuo delle competenze, in primis per le aziende se vogliono continuare a essere competitive e poi per i profili professionali se non vogliono diventare “obsoleti”.

Tutto ciò si riverbera sullo scenario socio-economico del paese: quanto più la società evolve in conoscenze, competenze e professionalità tanto più sarà competitiva in termini economici e industriali.

Fabbisogni formativi delle imprese italiane

Dall’ultimo Rapporto sulla formazione continua dell’ANPAL emergono dati interessanti sul fabbisogno formativo delle imprese italiane.

Nel Nord-ovest sono ampiamente diffuse richieste di competenze trasversali orientate alla digitalizzazione, come ad esempio la capacità di risolvere situazioni critiche, elaborare soluzioni innovative, di adattarsi alle nuove situazioni, di anticipare scenari futuri e di comunicare efficacemente.

Quest’ultima è una competenza chiave nei sistemi tecnologicamente avanzati e digitalizzati per tutti i livelli operativi e include la capacità di scrittura, in quanto funzionale alla redazione di report relativi ai processi, di competenza degli addetti, che devono essere condivisi fra i diversi staff operativi.

Le imprese del Nord-est sembrano maggiormente orientate alla capacità di elaborare idee e soluzioni innovative, alla capacità di adattarsi a nuovi contesti di lavoro e a nuovi ruoli all’interno dell’impresa.

Le imprese operanti nelle regioni del Centro del Paese non sembrano mostrare un orientamento su competenze trasversali specifiche, mentre sembra distinguersi moderatamente l’interesse verso la collaborazione attraverso il gruppo di lavoro.

Nelle regioni del Sud si evidenziano due dimensioni opposte:

  • da una parte le imprese non esprimono il bisogno di precise competenze trasversali, lasciando intravedere una difficoltà di ordine gestionale nella diagnosi interna dei processi di produzione, di mercato e di possibili sviluppi;
  • dall’altra, si indica la capacità di anticipare scenari futuri e prevedere risposte adeguate che appartiene alla visione di quelle imprese attive nel processo di ammodernamento produttivo.

Incentivi alla formazione continua

Per la formazione dei propri dipendenti, le imprese possono scegliere di aderire ad uno dei Fondi paritetici interprofessionali nazionali per la formazione continua.

I Fondi Paritetici Interprofessionali (Legge 388/2000) sono organismi di natura associativa promossi dalle organizzazioni sindacali e finalizzati alla promozione di attività di formazione rivolte ai lavoratori occupati.

Lo scopo dei Fondi Interprofessionali è promuovere e diffondere la formazione aziendale finanziata e continua dei lavoratori stessi.

L’adesione delle aziende ai fondi paritetici interprofessionali

L’adesione a un fondo interprofessionale consente alle imprese di destinare una quota fissa, pari allo 0,30% dei contributi versati all’INPS, alla formazione e alla crescita professionale dei propri dipendenti. I datori di lavoro hanno in questo modo la possibilità, tramite l’INPS, di trasferire tale contributo ad un Fondo Paritetico Interprofessionale.

L’adesione a un fondo interprofessionale non comporta alcun costo ulteriore per le imprese, poiché il versamento della quota dello 0,30 % avviene comunque in quanto obbligatorio ed è sempre possibile cambiare Fondo o rinunciare all’adesione in qualunque momento.

Macroaree formative

Ogni azienda può individuare una o più tematiche formative per i proprio dipendenti:

  • qualificazione dei processi produttivi e dei prodotti;
  • innovazione dell’organizzazione;
  • digitalizzazione dei processi aziendali;
  • commercio elettronico;
  • contratti di rete;
  • internazionalizzazione.

In alcuni casi è possibile finanziare la formazione obbligatoria in materia di sicurezza o apprendistato professionalizzante.

Con la Legge di Bilancio 2022 (Legge 30 dicembre 2021, n. 234, art. 1, commi 241-242), è stato previsto un rafforzamento dei Fondi paritetici interprofessionali per finanziare, in tutto o in parte, piani formativi aziendali di incremento delle competenze dei lavoratori destinatari di trattamenti di integrazione salariale in costanza di rapporto di lavoro, ai sensi degli articoli 11, 21, comma 1, lettere a), b) e c), e 30 del Decreto Legislativo 14 settembre 2015, n. 148.

Inoltre, per gli anni 2022 e 2023, il versamento del contributo integrativo (di cui all’art. 1, comma 722, L. 23 dicembre 2014, n. 190) sarà annualmente rimborsato ai fondi paritetici interprofessionali (costituiti ai sensi dell’art. 118, L. 23 dicembre 2000, n. 388) che finanziano percorsi di incremento delle professionalità di lavoratori destinatari dei trattamenti sopramenzionati.

Fonte: https://www.lavoro.gov.it/temi-e-priorita/orientamento-e-formazione/focus-on/Formazione/Pagine/formazione-continua.aspx

 

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