n.2 Il lavoro dopo gli studi

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Approfondimenti – Il lavoro dopo gli studi”: la domanda di laureati e diplomati– indagine 2018

Un occhio puntato alle proprie inclinazioni, ai propri desideri e alle proprie competenze e l’altro drizzato verso la cruda realtà dell’ambito lavorativo. Compiere il primo passo per entrare nel tanto agognato “mondo dei grandi”, al giorno d’oggi, sembra essere sempre più un’impresa ardua per i ragazzi che, freschi di diploma, iniziano a chiedersi se sia più conveniente fermarsi con la formazione e cercare di sancire sin da subito l’ingresso nel mondo del lavoro oppure intraprendere un percorso universitario.
Una risposta a tali interrogativi può essere desunta dall’indagine del Sistema informativo Excelsior realizzata da Unioncamere in collaborazione con Anpal, “La domanda di diplomati e laureati”, condotta nel corso del 2018 e racchiusa nel volume “Il lavoro dopo gli studi”.
L’analisi rileva che le imprese, per sostituire chi cambia lavoro o va in pensione, offrono circa il 35% dei lavori ai diplomati, il 31,3% a coloro che sono in possesso della qualifica professionale e solo il 12,1% ai laureati.
Vi chiederete: “A questo punto, iscriversi all’Università è soltanto uno spreco di tempo ed energie?”
Ovviamente, no.
I posti disponibili per i laureati restano pur sempre i sono migliori: sono più aderenti ai propri interessi, offrono maggiori possibilità di carriera, e soprattutto, spesso prevedono assunzioni a tempo indeterminato. Chi è poco qualificato, all’inverso, è facilmente sostituibile.
Altro problema con cui fare i conti è rappresentato, poi, dall’aspetto territoriale. Spesso tra la domanda e l’offerta di lavoro si inserisce il coraggio di spostarsi dal paese natio e trasferirsi nelle regioni più grandi dove la richiesta di capitale umano è nettamente superiore. I dati, infatti, evidenziano che il 30% delle posizioni professionali che richiedono la laurea si concentrano nel Nord Ovest italiano, il 25% nel Nord Est e nel Mezzogiorno e il 20% nell’ Italia Centrale. I diplomati, invece, sono distribuiti abbastanza uniformemente sul tutto il territorio, con punte che si registrano in Calabria, Campania e Sicilia.
Per quanto concerne le caratteristiche dell’offerta di lavoro, nel 2018 le imprese hanno richiesto l’ingresso di più di un milione e mezzo di diplomati soprattutto nell’industria manifatturiera e nei comparti di punta del settore dei servizi: i servizi turistici, di alloggio e ristorazione, commercio al dettaglio, di supporto alle persone e alle imprese, dei trasporti e della logistica.
Se il diploma risulta indispensabile per le professioni pressoché tecniche, nei grandi gruppi professionali all’interno delle imprese l’utilità della laurea come titolo di studio è strettamente legate alle professioni specialistiche. Gli indirizzi maggiormente richiesti sono quelli legati all’ambito economico, all’insegnamento e alla formazione, ai diversi settori ingegneristici nonché al settore sanitario e paramedico. Non a caso, infatti, sul gradino più alto del podio della hit parade delle professioni più reclamate tra i giovani laureati si posizionano gli educatori professionali e tecnici della riabilitazione, la medaglia d’argento spetta agli infermieri e alle ostetriche mentre quella di bronzo la raccolgono gli analisti e i progettisti di software.
Una buona formazione, che sia essa legata al conseguimento del diploma o del titolo universitario e magari arricchita anche da un’esperienza lavorativa, non è però sufficiente ai fini dell’assunzione tant’è che risultano particolarmente importanti anche altri fattori riconducibili al possesso di competenze di natura trasversale.
Le soft skills più richieste sia ai diplomati che ai laureati sono la flessibilità e l’adattamento, la capacità di lavorare in gruppo e in autonomia, la capacità di problem solving e di comunicazioni sia in lingua italiana che straniera. Nell’era della digitalizzazione, inoltre, molto incisive sono le attitudini digitali e tecnologiche, legate all’abilità di usare linguaggi informatici e il pacchetto Office, quelle al risparmio energetico e di gestione delle tecnologie 4.0.
Se questi dati emersi dall’indagine Excelsior hanno potuto, a tratti, destare margini di stupore, non meno sorprendente è scoprire che, nonostante gli elevati livelli della disoccupazione giovanile, ci sono ancora delle professioni per cui non si trovano candidati. A maggior livello di dettaglio, le professioni con difficoltà di reperimento sono aumentate passando dal 21,5% del totale nel 2017 al 26,3% nel 2018.
Le motivazioni principali della difficoltà di trovare le figure demandante sono essenzialmente tre:

• Il gap di offerta, ovvero la scarsità sul mercato delle figure ricercate perché troppo
richieste dalle imprese. Nello specifico, il 48% per i diplomati e il 52% per i laureati;
• Il gap di competenze, relativo all’inadeguatezza dei candidati sia per quanto riguarda la
formazione che alla mancanza della necessaria esperienza. Nello specifico, il 42% per i diplomati e il 40% per i laureati;
• La mancanza di persone con caratteristiche personali inadatte alla professione offerta o totalmente prive di esperienza. Nello specifico, il 10% per i diplomati e l’8% per i laureati.
Volendo addentrarci nella particolarità dei vari indirizzi di studio, possiamo affermare che i cinque diplomi più difficili da trovare sono:
• Informatica e telecomunicazioni, per il 45,7%;
• Elettronica ed elettrotecnica, per il 42%;
• Meccanica, meccatronica ed energia, per il 41,7%;
• Produzione e manutenzione industriale ed artigianale, per il 35,2%;
• Sistema moda, per il 32,6%.
Ancora più sorprendenti sono le percentuali riguardanti gli indirizzi di laurea più difficili da trovare che afferiscono, per più della metà, ai vari corsi di ingegneria:
• Ingegneria industriale, con quasi il 60%;
• Ingegneria elettronica e dell’informazione, con il 53,8%;
• Ingegneria gestionale, con il 46,6%;
• Scientifico, matematico e fisico, con il 43,5%;
• Linguistico, traduttori e interpreti, con il 42,6%.
Al contempo, se si considerano le figure professionali più difficili da reperire, in cima al ranking delle professioni di diplomati che le imprese stentano a trovare si piazzano gli agenti assicurativi, quasi il 60,2%, seguiti da elettrotecnici (58,6%), tecnici elettronici (54%), periti e agenti immobiliari (51,4%), tecnici meccanici ( quasi il 50%), disegnatori industriali (49,5%), cantanti, suonatori e orchestrali (46,4%), tecnici esperti in applicazioni informatiche (46,3%), meccanici collaudatori (45,4%) e spedizionieri e tecnici della distribuzione (43,3%).
Per quanto concerne i laureati, invece, la percentuale più elevata cade a sorpresa sugli insegnanti di lingue e di arti applicate e gli analisti (65.6%) e sui progettisti di software (60,7%). Seguono, poi, i tecnici programmatori (56,2%), gli ingegneri energetici e meccanici (52,4%), gli ingegneri elettrotecnici (51,1%), gli specialisti nei rapporti con il mercato (50,9%), gli ingegneri chimici, petroliferi e dei materiali (47,9%), gli specialisti in contabilità e problemi finanziari (47,4%), i direttori amministrativi e finanziari (47,2%), ed infine gli addetti stampa e i social media manager (45,9%).

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