Approfondimenti | Prospettive future “Europa sostenibile”

Nel settembre 2015, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, i paesi di tutto il mondo hanno sottoscritto l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (Agenda 2030 delle Nazioni Unite) e i suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), decidendo così un elenco concreto di “cose da fare per le persone e il pianeta. Gli OSS, insieme all’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, costituiscono la tabella di marcia per un mondo migliore e per il quadro globale di cooperazione internazionale in materia di sviluppo sostenibile e relative dimensioni economiche, sociali, ambientali e di governance. L’UE è stata una delle forze trainanti dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e si è pienamente impegnata a darvi attuazione. L’agenda 2030 abbraccia tre dimensioni della sostenibilità: economica, sociale e ambientale. Ha 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) che mettono le persone e il pianeta al centro, fornendo alla comunità internazionale un quadro per affrontare le numerose sfide che l’umanità deve affrontare, comprese quelle nel mondo del lavoro.
L’importanza di un lavoro dignitoso nel raggiungimento dello sviluppo sostenibile è evidenziato dall’obiettivo 8  che mira a “promuovere una crescita economica sostenuta, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti”.

I 17 obiettivi di sviluppo sostenibile

  1. Povertà zero
  2. Fame zero
  3. Salute e benessere
  4. Istruzione di qualità
  5. Uguaglianza di genere
  6. Acqua potabile e strutture igienico-sanitarie
  7. Energia pulita e accessibile
  8. Lavoro dignitoso e crescita economica
  9. Industria, innovazione e infrastrutture
  10. Ridurre le disuguaglianze
  11. Città e comunità sostenibili
  12. Consumo e produzione responsabili
  13. Agire per il clima
  14. La vita sott’acqua
  15. La vita sulla terra
  16. Pace, giustizia e istituzioni forti
  17. Partnership per gli obiettivi

Gli OSS non sono un obiettivo di per sé, ma linee guida per una prospettiva a lungo termine, che trascende le campagne elettorali e le considerazioni a impatto immediato. Lo scopo è offrire aiuto nel sostenere democrazie solide, costruire economie moderne e dinamiche e contribuire a un mondo con un migliore tenore di vita, disuguaglianze in diminuzione e la garanzia che nessuno venga lasciato indietro, rispettando allo stesso tempo i limiti del nostro pianeta e assicurandolo alle generazioni future. Per realizzare un reale cambiamento in materia di sostenibilità, che vada a beneficio di tutti i cittadini europei attraverso il conseguimento degli OSS, ci vuole un approccio globale. L’UE, i suoi Stati membri e i suoi partner devono tenere conto delle interrelazioni tra le varie sfide e opportunità connesse alla sostenibilità e incentivare la coerenza tra i diversi ambiti, settori e livelli di intervento del processo decisionale.  Tutte le parti interessate devono essere coinvolte e svolgere un ruolo attivo nella transizione verso la sostenibilità. Gli OSS sono concepiti come indissociabili gli uni dagli altri e molti di essi coprono più settori d’intervento. Di conseguenza, una migliore cooperazione tra le amministrazioni deve essere accompagnata da una maggiore coerenza tra i diversi settori di intervento. L’alimentazione, l’energia e la gestione delle risorse idriche sono settori strettamente connessi. Lo stesso vale, ad esempio, per i trasporti, la qualità dell’aria e la salute. Questo approccio, noto come “nexus approach”, deve esprimersi in progetti multisettoriali a tutti i livelli, capaci di affrontare le interconnessioni tra gli OSS. La Commissione europea sta seguendo questo approccio mediante l’adozione di un metodo di lavoro che elimina la compartimentazione a livello sia dei Commissari che di tutto il personale della Commissione. L’UE è pienamente impegnata nel conseguimento e nell’attuazione degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Le istituzioni dell’UE devono decidere a quali strutture, strumenti e politiche intendono ricorrere per attuare e conseguire gli OSS. Vi sono idee diverse sul modo migliore per raggiungere questi obiettivi, e ciascuna istituzione – Parlamento, Consiglio e Commissione – ha le proprie competenze in linea con i trattati e con gli impegni internazionali dell’UE.

Le imprese che abbracciano gli SDGs (Sustainable Development Goals – 17 obiettivi; 169 target; 240+ indicatori) trasformeranno le loro prospettive e avranno una performance nettamente superiore a quelle prigioniere dei vecchi approcci. Le grandi imprese e le società finanziarie sono viste sempre più come staccate dalla vita reale e devono riconquistare legittimità per operare a pieno titolo. Le imprese dovranno sempre più dimostrare di essere quelle che pagano le tasse dove i redditi si generano, che rispecchiano gli standard ambientali e del lavoro, che guardano a fattori sociali e ambientali nel prendere decisioni sugli investimenti, che sono pronte a lavorare con altri per costruire un‘economia più giusta. Nei quattro sistemi economici considerati (cibo e agricoltura, città, energia e materie prime, salute e benessere), il raggiungimento degli SDGs creerebbe 12mila miliardi di dollari di opportunità di mercato.

In campo di lavoro / occupazione / crescita economica è di particolare interesse l’obiettivo 8

Obiettivo 8: Buona occupazione e crescita economica

8.1 Sostenere la crescita economica pro-capite a seconda delle circostanze nazionali e, in particolare, almeno il 7% di crescita annua del PIL nei paesi meno sviluppati

8.2 Raggiungere livelli più elevati di produttività economica attraverso la diversificazione, l’aggiornamento tecnologico e l’innovazione, anche attraverso un focus su settori ad alto valore aggiunto e settori ad alta intensità di manodopera

8.3 Promuovere politiche orientate allo sviluppo che supportino le attività produttive, la creazione di lavoro dignitoso, l’imprenditorialità, la creatività e l’innovazione, e favorire la formalizzazione e la crescita delle micro, piccole e medie imprese, anche attraverso l’accesso ai servizi finanziari

8.4 Migliorare progressivamente, fino al 2030, l’efficienza delle risorse globali nel consumo e nella produzione nel tentativo di scindere la crescita economica dal degrado ambientale, in conformità con il quadro decennale di programmi sul consumo e la produzione sostenibili, con i paesi sviluppati che prendono l’iniziativa

8.5 Entro il 2030, raggiungere la piena e produttiva occupazione e un lavoro dignitoso per tutte le donne e gli uomini, anche per i giovani e le persone con disabilità, e la parità di retribuzione per lavoro di pari valore

8.6 Entro il 2020, ridurre sostanzialmente la percentuale di giovani disoccupati che non seguano un corso di studi o che non seguano corsi di formazione

8.7 Adottare misure immediate ed efficaci per eliminare il lavoro forzato, porre fine alla schiavitù moderna e al traffico di esseri umani e assicurare la proibizione e l’eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile, incluso il reclutamento e l’impiego di bambini-soldato, e, entro il 2025, porre fine al lavoro minorile in tutte le sue forme

8.8 Proteggere i diritti del lavoro e promuovere un ambiente di lavoro sicuro e protetto per tutti i lavoratori, compresi i lavoratori migranti, in particolare le donne migranti, e quelli in lavoro precario

8.9 Entro il 2030, elaborare e attuare politiche volte a promuovere il turismo sostenibile, che crei posti di lavoro e promuova la cultura e i prodotti locali

8.10 Rafforzare la capacità delle istituzioni finanziarie nazionali per incoraggiare e ampliare l’accesso ai servizi bancari, assicurativi e finanziari per tutti

8.a Aumentare gli aiuti per il sostegno al commercio per i paesi in via di sviluppo, in particolare i paesi meno sviluppati, anche attraverso il “Quadro Integrato Rafforzato per gli Scambi Commerciali di Assistenza Tecnica ai Paesi Meno Sviluppati”

8.b Entro il 2020, sviluppare e rendere operativa una strategia globale per l’occupazione giovanile e l’attuazione del “Patto globale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro”

Economia circolare, innovazione, lavoro

  • Il modello dell’economia circolare appare l’unica risposta adeguata all’esigenza di coniugare sviluppo economico, occupazione, risparmio energetico e riduzione dell’impronta ecologica dell’uomo nell’era dell’Antropocene.
  • In primo luogo, l’Italia deve ratificare la Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti al fine di garantire l’eliminazione o la limitazione della produzione e dell’uso degli inquinanti prioritari, e dare piena attuazione alla legge 221/2015 al fine di ridurre la produzione di rifiuti, valorizzare il capitale naturale, ridurre e progressivamente eliminare i sussidi dannosi per l’ambiente.
  • Va definito un piano di incentivazione fiscale che incoraggi il pieno uso delle materie prime, la realizzazione di piattaforme di differenziazione, di riciclo e di valorizzazione dei rifiuti generati dalla produzione, confezionamento, distribuzione e vendita dei prodotti.

Poiché l’innovazione e la ricerca sono vitali per la transizione allo sviluppo sostenibile, l’Italia deve colmare al più presto il ritardo esistente in questo campo rispetto ad altri paesi.

  • Va accelerata l’attuazione dell’Agenda digitale, così da recuperare rapidamente il distacco rispetto agli altri paesi europei e realizzata quanto prima la diffusione della banda larga per promuovere l’inclusione sociale e la competitività nel Paese, dandosi come obiettivo al 2030 la messa a disposizione della “banda larga veloce” (superiore a 100 Mbps) al 100% della popolazione.
  • Vanno potenziate al massimo le politiche attive del lavoro, con particolare attenzione alle donne e ai giovani. Al fine di ridurre significativamente entro il 2020 il numero (oltre due milioni) dei giovani che non studiano, non sono in formazione e non lavorano (NEET), il programma “Garanzia Giovani” va migliorato e reso permanente, come già avviene in altri paesi europei, superando i limiti e la disomogeneità territoriale che ne hanno caratterizzato i primi due anni di attività.
  • L’alternanza scuola-lavoro deve divenire la prassi.
  • Vanno migliorati, puntando sulle pratiche migliori, gli interventi per l’imprenditorialità giovanile, con particolare attenzione alle start-up innovative e le nuove imprese under-35 “tradizionali”, specialmente quelle attive nel settore agricolo, nella tutela del patrimonio naturale e culturale e nei comparti più rilevanti per lo sviluppo sostenibile.

Possono essere individuate le seguenti aree di intervento:

  • riequilibrio della fiscalità generale in chiave ambientale, mediante riduzione della pressione fiscale che grava sul lavoro e contestuale recupero di gettito mediante nuove forme di fiscalità ambientale,
    in applicazione del principio “chi inquina paga”
  • intervento sulla fiscalità ambientale vigente in applicazione del principio “chi inquina paga”, mediante modifiche dei livelli di riferimento della tassazione ambientale esistente ed effettiva copertura dei costi esterni ambientali associati alle attività colpite;
  • riduzione delle spese fiscali concesse a specifiche categorie di beneficiari.

LAVORO DIGNITOSO

“Più persone con un lavoro dignitoso per una crescita economica più inclusiva. Maggiore crescita per maggiori risorse alla creazione di lavoro dignitoso.” Un’equazione semplice, che tuttavia è stata in larga parte trascurata dalle politiche internazionali sia prima che dopo la crisi finanziaria del 2008. L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile ci fornisce la possibilità, unica per questa generazione, di produrre un cambiamento e di migliorare la vita di miliardi di persone. Il lavoro dignitoso crea vantaggio non solo per i singoli lavoratori e per le loro famiglie ma per tutta l’economia locale. Il potere di acquisto alimenta la crescita e lo sviluppo di imprese sostenibili, in particolare delle piccole imprese, che a loro volta sono in grado di assumere più lavoratori, migliorandone la retribuzione e le condizioni. Il lavoro dignitoso inoltre aumenta il gettito fiscale degli Stati, che sono quindi in grado di finanziare politiche sociali per proteggere coloro che non riescono a trovare un lavoro o sono inabili al lavoro. La promozione dell’occupazione e delle imprese, la garanzia dei diritti sul lavoro, l’ampliamento della protezione sociale e lo sviluppo del dialogo sociale costituiscono i quattro pilastri dell’Agenda del lavoro dignitoso dell’OIL, assumendo la questione di genere quale tema trasversale.

LAVORO DIGNITOSO E CRESCITA ECONOMICA

L’Agenda 2030 colloca il lavoro dignitoso per tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici e il mandato dell’OIL in materia di giustizia sociale al centro delle politiche per lo sviluppo e per una crescita sostenibile e inclusiva.

Dopo la crisi finanziaria del 2008, diversi paesi hanno ritrovato, e in alcuni casi mantenuto, un percorso di crescita. Troppo spesso tuttavia si è trattato di una crescita senza creazione di lavoro. Le economie sono ora in una situazione migliore, ma non per questo i cittadini hanno maggiori opportunità di trovare un lavoro dignitoso. Si tratta di una situazione insostenibile. Entro il 2030 sarà necessario creare oltre 600 milioni di nuovi posti di lavoro solamente per tenere il passo con la crescita della popolazione in età lavorativa. Questa cifra equivale a circa 40 milioni di nuovi posti di lavoro ogni anno.  È necessario migliorare le condizioni di 780 milioni di donne e uomini che, pur lavorando, non guadagnano abbastanza per permettere a loro stessi e alle rispettive famiglie di uscire da una situazione di povertà, in cui guadagnano l’equivalente di due dollari al giorno. Ponendo la creazione di posti di lavoro al cuore delle politiche economiche e dei progetti di sviluppo, non assisteremo solo a un incremento delle opportunità di lavoro dignitoso, ma anche a una crescita più solida, inclusiva e in grado di ridurre la povertà. Tra i paesi in via di sviluppo e quelli emergenti, quelli che hanno maggiormente investito in lavoro di qualità a partire dall’inizio del secolo sono cresciuti di quasi un punto percentuale in più ogni anno a partire dal 2007 e hanno inoltre dovuto far fronte a minori disuguaglianze del reddito. Una crescita economica incentrata sulla creazione di lavoro crea un circolo virtuoso che, oltre a risultare positivo per l’economia e per le persone, promuove lo sviluppo sostenibile.

Creazione di lavoro dignitoso nelle piccole imprese

Promuovere politiche orientate allo sviluppo a sostegno di attività produttive, creazione di lavoro dignitoso, imprenditorialità, creatività e innovazione, incoraggiando inoltre la crescita e l’ingresso nel settore formale di micro, piccole e medie imprese, ivi compreso attraverso l’accesso ai servizi finanziari.

Le micro, piccole e medie imprese creano le percentuali più elevate di occupazione, pari a circa i due terzi dei posti di lavoro in tutto il mondo. Sono anche le imprese più duramente colpite dalla crisi finanziaria in ragione delle limitazioni all’accesso al credito. Spesso le piccole imprese operano nel settore informale, in cui le condizioni di lavoro sono spesso non regolamentate.

Linee di intervento:

  • Nei prossimi anni sarà necessario sostenere le piccole imprese in una fase di trasformazione del mercato del lavoro e di rafforzamento delle attività delle imprese. È essenziale che le politiche riflettano la diversità delle nuove imprese in termini di dimensione, struttura e settore di appartenenza e che tengano detti fattori in debita considerazione.
  • L’accesso ai finanziamenti dovrebbe essere agevolato, creando condizioni adeguate che permettano alle imprese di prosperare. Deve essere promosso il miglioramento delle condizioni di lavoro, sostenendo le micro, piccole e medie imprese nel loro ingresso nell’economia formale.

Lavoro dignitoso per tutti

Conseguire entro il 2030 la piena occupazione produttiva e lavoro dignitoso per tutte le donne e per tutti gli uomini, ivi compresi i giovani e i soggetti con disabilità, oltre alla parità di retribuzione a parità di lavoro.

Con circa 200 milioni di disoccupati in tutto il mondo, la piena occupazione rimane ancora una lontana aspirazione per molti paesi. Per ridurre il numero dei senza lavoro, è essenziale fissare l’obiettivo della piena occupazione nel quadro delle politiche macroeconomiche a livello nazionale e internazionale. In numerose regioni del mondo, spesso le donne hanno posti di lavoro scarsamente retribuiti e sottovalutati, oltre a non poter accedere a istruzione, formazione e reclutamento. Hanno inoltre un potere decisionale e contrattuale limitato, oltre a doversi ancora fare carico delle responsabilità di gran parte delle attività di assistenza non retribuite. In tutto il mondo appena la metà circa delle donne fa parte della forza lavoro, rispetto a circa l’80% degli uomini; in media le donne guadagnano il 23% in meno degli uomini, con le madri che registrano i livelli retributivi più bassi.

Linee di intervento:

  • Introdurre politiche macroeconomiche atte a promuovere la creazione di posti di lavoro e a sostenere la domanda e gli investimenti, oltre a politiche fiscali, infrastrutturali e settoriali per l’incremento della produttività.
  • Adottare politiche a sostegno delle imprese per incrementare i flussi di credito e promuovere imprenditorialità e piccole imprese, incoraggiando al contempo il passaggio da economia informale a economia formale.
  • Adottare politiche orientate alla persona volte alla riduzione delle diseguaglianze. Tra queste, misure di protezione sociale, politiche salariali, ispezioni del lavoro rafforzate, maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e protezione della contrattazione collettiva.
  • Introdurre politiche atte a sostenere l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro, consentendo loro di usufruire di un’equa protezione in caso di maternità e di politiche per la riconciliazione della vita lavorativa con la vita familiare.

Occupazione giovanile

Ridurre sostanzialmente la percentuale di giovani non impegnati nello studio, nel lavoro o nella formazione entro il 2020.

Nel 2014 a livello globale più di 73 milioni di giovani (di età compresa tra i 15 e i 24 anni) erano alla ricerca di un lavoro. In tutto il mondo più di un giovane su cinque non risulta impegnato nello studio, nel lavoro o nella formazione. Nel 2013 inoltre, più di un terzo dei giovani con un lavoro nei paesi in via di sviluppo viveva con meno di due dollari al giorno. I soggetti che abbandonano la scuola precocemente sono quelli con maggiori probabilità di rimanere intrappolati in posti di lavoro in cui i loro diritti non vengono rispettati e dove le condizioni di lavoro sono caratterizzate da povertà e da grave insicurezza. L’esperienza della disoccupazione o della sottoccupazione nelle fasi precoci della vita lascia delle “cicatrici” che possono danneggiare le prospettive di vita e di lavoro nel lungo periodo. La garanzia di un circolo virtuoso che comprenda istruzione e formazione, maggiore produttività, più posti di lavoro di qualità e crescita economica comporterebbe enormi vantaggi dal punto di vista sociale ed economico.

Linee di intervento:

  • Sviluppare strategie per la promozione dell’occupazione giovanile di concerto con una strategia integrata per la crescita e la creazione di lavoro, con interventi mirati, come ad esempio l’assistenza nella ricerca di un lavoro, oppure con misure a sostegno dei giovani imprenditori.
  • Intervenire sulla mancata corrispondenza tra domanda e offerta di qualifiche garantendo che i programmi di formazione soddisfino le necessità del mercato del lavoro, nonché introducendo all’interno dei corsi di formazione tecnica e professionale una fase di esperienza pratica sul lavoro.
  • Investire in forme innovative di protezione sociale al fine di migliorare la sicurezza del reddito per i lavoratori precari.

Lavoro forzato e lavoro minorile

Adottare misure immediate ed efficaci per l’eliminazione del lavoro forzato, per porre fine alla schiavitù moderna e alla tratta degli esseri umani e per assicurare la proibizione e l’eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile, ivi compreso il reclutamento e il ricorso a bambini soldato; entro il 2025 porre fine al lavoro minorile in tutte le sue forme.

Circa 168 milioni di bambini (più del 10% dei bambini di tutto il mondo) sono vittime di lavoro minorile. La cifra si è ridotta rispetto all’anno 2000, ma rimane tuttora a livelli inaccettabili. In tutto il mondo circa 21 milioni di persone sono vittime del lavoro forzato; di queste, più di 11 milioni sono donne e bambine. Nella maggior parte dei casi le vittime sono sfruttate da imprese private o da persone fisiche, con un ricavo annuo di oltre 150 miliardi di dollari americani in utili illegali.

Linee di intervento:

  • Attuare a livello nazionale le norme internazionali del lavoro, per far fronte al lavoro minorile e al lavoro forzato.
  • Porre fine al lavoro minorile attraverso un approccio multilivello che comprenda l’adozione di misure legislative, l’accesso all’istruzione per tutti i bambini, la protezione sociale per le famiglie e politiche del mercato del lavoro.
  • Ratificare a livello nazionale il Protocollo dell’OIL del 2014 relativo alla Convenzione sul lavoro forzato, che prevede disposizioni per la lotta contro le forme moderne di schiavitù.

Salute e sicurezza sul lavoro

Proteggere i diritti del lavoro e promuovere la sicurezza nei luoghi di lavoro per tutti i lavoratori, ivi compresi i lavoratori migranti, con particolare riferimento alle donne migranti e ai lavoratori con un’occupazione precaria

Ogni giorno 6.400 persone muoiono a causa di incidenti sul lavoro o di malattie professionali, per un totale di 2,3 milioni di decessi ogni anno. Inoltre ogni giorno altre 860.000 persone sono vittime di infortuni sul lavoro. Per le imprese i costi ammontano ogni anno a 2.800 miliardi di dollari, pari al 4% del prodotto interno lordo mondiale, a causa della perdita di ore di lavoro, dell’interruzione dei processi produttivi, delle terapie in caso di infortuni e delle malattie contratte sul lavoro, della riabilitazione e degli indennizzi.

Linee di intervento:

  • È necessario un intervento urgente per creare una cultura globale della prevenzione che rispetti il diritto a un ambiente di lavoro sano e sicuro e che garantisca che datori di lavoro e lavoratori siano consapevoli dei propri diritti e delle proprie responsabilità.
  • A tale scopo riveste particolare rilevanza l’applicazione dei diritti e delle norme fondamentali dell’OIL a livello nazionale. I gruppi di lavoratori maggiormente vulnerabili, ivi compresi i migranti, devono essere oggetto di un’attenzione particolare, al fine di garantire la protezione dei loro diritti e il miglioramento delle loro condizioni di lavoro

Per attuare tale strategia entro il 2020 bisogna sviluppare e mettere in campo un piano globale per l’occupazione giovanile e attuare il Patto globale per l’occupazione dell’OIL

Il Patto globale per l’occupazione dell’OIL è stato adottato nel 2009 da governi, datori di lavoro e lavoratori a seguito della crisi finanziaria. Il Patto propone una gamma di misure basate su esempi positivi, sviluppate al fine di accelerare la creazione di lavoro dignitoso e di costruire e mantenere i sistemi di sicurezza sociale.  Il Patto fa appello ai governi affinché valutino la possibilità di investimenti in infrastrutture pubbliche, programmi speciali per l’occupazione, allargamento della protezione sociale e salari minimi. Allo stesso modo, la risoluzione dell’OIL sull’occupazione giovanile del 2012 stabilisce un nucleo di misure già sperimentate con l’obiettivo specifico di migliorare le possibilità dei giovani nel mercato del lavoro.  Come evidenziano gli impegni assunti dai paesi del G20 in materia di creazione di lavoro e di protezione sociale indicati nei vari comunicati resi noti al termine dei vertici, non manca la volontà di raggiungere questi obiettivi. Affinché si verifichino i cambiamenti nella misura proposta dall’Agenda 2030 è necessario stabilire un partenariato globale rafforzato al fine di promuovere una più solida cooperazione internazionale e una maggiore coerenza politica. A tale proposito, la consolidata esperienza dell’OIL quale organizzazione tripartita costituisce una fonte di inestimabile valore. Da quasi un secolo la struttura di governance dell’OIL ha visto la partecipazione di governi, rappresentanti del mondo delle imprese e organizzazioni sindacali. L’OIL e i suoi membri tripartiti intendono garantire un utilizzo efficace delle sue risorse, oltre alla possibilità di svolgere un ruolo dirimente nel nuovo partenariato che dovrà condurre all’attuazione dell’Agenda 2030.